HomeLa RivistaCultura&ArteMETAMORPHOSIS, LA MOSTRA DI MIGUEL BARCELO’ AL MUSEO PICASSO DI MALAGA

METAMORPHOSIS, LA MOSTRA DI MIGUEL BARCELO’ AL MUSEO PICASSO DI MALAGA

La mostra di Miquel Barceló, Metamorphosis, prende il nome dal celebre racconto di Franz Kafka pubblicato nel 1915,  attraverso un centinaio di opere realizzate tra il 2014 e il 2020:

trenta ceramiche, tredici dipinti, quarantadue acquerelli, sei quaderni di viaggio e una piccola scultura ed inoltre un’installazione composta da sette grandi bronzi che è stata installata nel cortile centrale del museo.

Mutazione, mobilità e transizione sono alcune delle caratteristiche nell’opera dell’artista maiorchino, il cui mondo creativo vive una metamorfosi permanente sin dall’inizio della sua carriera. Il trascorrere del tempo e l’alchimia dei materiali spiccano come elementi del fil rouge di questa mostra. 

La mostra Miquel Barceló, Metamorfosis, a cura di Enrique Juncosa, guarda alla  condizione culturale nomade dell’artista, ma allo stesso tempo suppone un approccio critico alla creazione intesa come progetto di progresso illimitato: ogni opera dell’artista ci conduce ad un’altra, in un processo di reinvenzione che ,ciclicamente, si ripete. A partire dalla realtà che guarda, vive, legge e immagina: tutte le sue rappresentazioni includono sfumature sociologiche e/o ecologiche, che fotografano una ricchissima vita interiore. 

Come per Pablo Picasso, anche per la ceramica di Barceló, la pittura o il disegno sono variazioni, sperimentazioni di un insieme: “Ogni opera è sperimentale, ogni opera è un saggio per un’altra, che probabilmente non esisterà mai, e penso che sia valida per la mia pittura così com’è per le mie ceramiche o per qualunque cosa mi esca di mano”. Il maiorchino afferma che ciò che ha ricevuto da Picasso è “una specie di influenza generica, un modo di rapportarsi alla vita, un modo di stare al mondo“. La continua ripresa della ricerca, la versatilità nell’esplorazione dei nuovi media, l’interrelazione tra varie tecniche artistiche ed epoche, un modo di lavorare incessante e vertiginoso, la ricchezza cromatica, il discorso con la grande tradizione, il fascino per la mitologia e il simbolismo arcaico, della corrida o illustrazioni di libri, uniscono in qualche modo questi due artisti spagnoli, cosmopoliti come figli del Mediterraneo, creatori di un’arte tanto primitiva quanto irresistibilmente moderna. 

Dotato di una formidabile forza creativa, il suo lavoro incorpora numerosi e variegati riferimenti culturali:

pittura barocca, espressionismo astratto nordamericano, arte povera italiana, art brut; e artisti come Caravaggio, Velázquez, Rembrandt, Goya, Paul Klee, Jan Dubuffet, Pablo Picasso, Joan Miró o Antoni Tàpies, sono alcune delle influenze che Barceló ha trasfigurato, con un’immaginazione straripante, in una formidabile sintesi personale di materia densa di presenza e immensa ricchezza plastica.

Presenta, difatti, ceramiche, dipinti, acquerelli, taccuini d’artista e opere costruite, con tecnica mista, su corteccia di gelso, sculture in bronzo.

L’aspetto centrale è costituito da una selezione di trenta ceramiche che si caratterizzano per la loro sofisticata ruvidità, presentando forme lacerate, frammentate e traforate, in cui compaiono elementi figurativi che rimandano a piante ed esseri acquatici, suggerendo lingue, petali, pinne o foglie, a volte con caratteristiche antropomorfe.

Nel complesso, queste opere esposte al Museo Picasso di Málaga riassumono gli interessi di un artista che pur senza abbandonare la pittura, ha esplorato le possibilità formali e concettuali della ceramica.

Avido lettore, notevole scrittore e conoscitore delle grandi opere della letteratura mondiale, il tutto testimoniato nella mostra che include, come materiale di riferimento, libri illustrati originali, come il Faust di Johann Wolfgang von Goethe, la Divina Commedia di Dante Alighieri che ha illustrato per Galaxia Gutenberg o La metamorfosi di Franz Kafka che, ha fatto, per l’editore francese Gallimard.

Insieme anche una selezione di sei taccuini di viaggio, testimoni pittorici dei viaggi in Asia dell’artista. 

Il complesso scultoreo di sette bronzi di grande formato, che rappresentano vari fiammiferi usati e intrecciati dopo essere stati consumati dal fuoco, è stato installato nel cortile rinascimentale del Museo Picasso di Málaga, come già fatto in precedenti mostre con le opere di Louise Bourgeois, Bruce Nauman , Alexander Calder o James Turrell.

Questa è la terza volta dalla sua apertura, dopo la mostra di Prince nel 2012 e James Turrell nel 2020, che eccezionalmente il Museo Picasso di Málaga dedica una mostra a un artista vivente contemporaneo.

L’operazione “dell’artista ancora vivente”, fatta dal museo Picasso di Malaga, ci è piaciuta talmente tanto che auspichiamo semplicemente, da parte delle strutture governative nazionale e territoriali, la copia pedestre delle buone pratiche attraverso l’interesse ad occuparsi dei loro artisti viventi piuttosto che di quelli già troppo stucchevolmente celebrati e spesso maldestramente interpretati.

Il tutto nell’unico interesse comune di poter riconoscere, non solo nel nostro Ministro alla cultura, ma anche negli amministratori, comunali-provinciali-regionali, delegati alla gestione della cultura, un barlume di conoscenza colta tale da concepire la creazione di un dibattito culturale destinato non esclusivamente ai posteri nell’interpretazione dell’opera degli artisti viventi che, in quanto tali, meglio ancora ripetere ” viventi “, potrebbero dare un contributo notevole alla lettura autentica e veritiera della propria opera.

 

 

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