Editoriale / 151
di Pierluigi Palmieri
Riprendo il titolo di questo Editoriale da un servizio di TV7 in onda venerdì notte in orari da nottambuli, ma che facendo apparire e scomparire insistentemente sullo schermo a intervalli regolari le parole “VITE SPEZZATE” con una sottolineatura musicale martellante, ha espresso un invito, assordante e silenzioso alla riflessione ed al rispetto per le vittime dell’esplosione avvenuta nella centrale idroelettrica di Suviana in provincia di Bologna. Nei tempi che stiamo vivendo ricorrono con una cadenza impressionante notizie orribile di femminicidi, morti sulle strade, attentati terroristici. C’è il rischio che questi accadimenti siano considerati, agli occhi di molti, come di ordinaria amministrazione. I freddi numeri delle statistiche parlano di 119 vittime in occasione di lavoro dopo i primi due mesi di quest’anno, a cui vanno ad aggiungersi i sette tecnici morti il 9 aprile. Crolli di cantieri, investimenti da treni, incidenti in fonderia e ora esplosioni in centrale, si affiancano ai sessanta omicidi avvenuti nello stesso periodo, con 20 donne tra le vittime di cui otto per mano dei partner o ex. Questi numeri unitamente a quelli esorbitanti relativi alle vittime della strada (tra cui i 108 pedoni travolti nei primi tre mesi del 2024) rischiano di creare una pericolosa assuefazione nell’opinione pubblica e, di conseguenza, di distogliere l’attenzione della politica da quella che invece dovrebbe essere tra le priorità delle attività di governo.
Non intendo scivolare nella banalità del “piove, Governo ladro”, né condividere a pieno la posizione di Landini (Cigl) e di Bombardieri (Uil) che hanno proclamato lo sciopero di quattro ore nel privato. Non nutro grandi simpatie per il sindacalismo confederale, nel quale individuo troppo spesso atteggiamenti demagogici e una marcata politicizzazione, per cui sono spinto a pensare che avrebbero fatto meglio a limitarsi , unitamente alla Cisl, ad indire assemblee per rendere credibile tra i lavoratori la loro piattaforma rivendicativa,che parla di “zero morti” sul lavoro, una giusta riforma fiscale, un nuovo modello sociale di fare impresa. Credo invece che per la Centrale di Suviana l’attenzione vada posta sul ruolo essenziale e insostituibile, svolto dai tecnici che stavano lavorando alla manutenzione di una struttura che pur se apparentemente longeva è basata su una tecnologia innovativa e intelligente. Mi viene da paragonarli, e non credo di esagerare, agli astronauti, ma anche ai tecnici e alle maestranze che operano nelle miniere o scavano gallerie, Tutti, chi in cielo chi nelle viscere della terra. consapevoli di operare in condizioni di alto rischio, lavorano con grande spirito di servizio.
Ecco perché le vittime dell’ultima tragedia meritano di essere rispettate e le loro famiglie supportate, senza speculazioni sulla cosiddetta “logica dei subappalti”, che, in questo caso a detta di Enel sarebbe ampiamente giustificata dalle necessarie specificità dei singoli interventi. Questa struttura sfrutta e regola il flusso d’acqua tra i laghi di Suviana e Brasimone, grazie alla sua turbina e al sistema di ri-pompaggio. Utilizza il dislivello tra i due invasi preesistenti di Suviana e Brasimone per la produzione di energia idroelettrica.
A detta di Landini la logica dei subappalti avrebbe trasformato il lavoro delle persone in “una merce che può essere comprata e venduta”. Nel caso specifico sono affermazione affrettate e alquanto incaute.. La verità sta nelle VITE SPEZZATE di sette tecnici specializzati e nei cuori straziati dei loro familiari, che sono circondati da un’intera comunità, la cui economia ruota pressoché totalmente intorno a quella Centrale.
Grande apprezzamento per i Vigili del Fuoco e Onore alle vittime: Vincenzo Garzillo, Vincenzo Franchina, Pavel Petronel Tanase, Mario Pisani Adriano Scandellari, Paolo Casiraghi e Alessandro D’Andrea.
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