Benessere / 149
Aspetti chinesiologici nel recupero del ginocchio dopo la ricostruzione del legamento crociato anteriore
(prima parte)
di Giuseppe Mazzocco
Il lavoro è supportato da una preziosa bibliografia in lingua inglese, composta da opere pubblicate sulle più prestigiose riviste americane.
La scelta ragionata delle fonti bibliografiche ha riportato esperienze specifiche sia sui vari aspetti della ricostruzione del legamento crociato anteriore, sia sui molteplici protocolli riabilitativi.
Ben centoventuno sono i riferimenti bibliografici studiati in lingua inglese, mentre undici quelli analizzati in lingua italiana.
L’Autore, soggiornando negli Stati Uniti d’America per un lungo periodo, ha potuto analizzare la vasta letteratura che riguarda lo specifico capitolo degli aspetti chinesiologici nel recupero del ginocchio, dopo la ricostruzione del legamento crociato anteriore.
La vera difficoltà, prima di passare agli aspetti operativi, è stata la ricerca di punti in comune fra le moltissime “scuole” americane che, per questioni metodologiche o tecniche, indicavano percorsi terapeutici non assimilabili o rapportabili ad un unico canovaccio riabilitativo.
L’Autore individua quattro punti che sono comuni a tutte le metodologie che si preoccupano della ripresa funzionale del ginocchio e costruisce, dopo l’analisi attenta delle proposte che negli Stati Uniti d’America sono più accreditate, un’ipotesi chinesiologica di massima, prendendo i capisaldi rieducativi più comuni alle “referenziate scuole” in esame.
Il lavoro è diviso in quattro capitoli, tutti con bibliografia relativa agli argomenti trattati, con riferimenti essenziali all’anatomia, agli aspetti miologici e funzionali, alla cinematica articolare del ginocchio ed alle “responsabilità” specifiche del legamento crociato anteriore, nelle varie espressioni gestuali della flessione e dei piegamenti articolari.
Il capitolo introduttivo ricorda come l’assunzione della stazione eretta da parte dell’uomo abbia comportato per il ginocchio (ma anche per il rachide e per gli appoggi deambulatori) profonde modificazioni morfologiche e funzionali, che hanno portato l’uomo a godere di questo complesso trocleare con equilibrata stabilità, “voluta” da particolari legamenti, muscoli e contatti articolari.
Un passaggio viene dedicato alle “sentinelle” propriocettive e chinestesiche che vigilano su ogni forma d’azione e che determinano la coscienza delle posizioni e la consapevolezza del movimento, anche se risulta ancora controversa la localizzazione di tali recettori nelle strutture legamentose.
Il capitolo sulla cinematica del ginocchio e sul ruolo funzionale del legamento crociato anteriore riporta sia gli studi del Palmer (sulla messa in tensione legamentosa) e sia gli studi di Arms, che hanno evidenziato l’interazione tra il quadricipite ed il legamento crociato anteriore: la contrazione del quadricipite aumenta la traslazione anteriore della tibia ed il carico che il legamento crociato anteriore deve sopportare, mentre la contrazione del bicipite femorale ha l’effetto opposto.
Da ciò nasce, a livello rieducativo, l’importanza di un corretto equilibrio tonico tra i principali gruppi muscolari della coscia.
Il secondo capitolo riporta delle statistiche americane secondo cui la rottura del legamento crociato anteriore, rispetto al posteriore, è nove volte superiore. Negli Stati Uniti d’America vengono diagnosticati duecentocinquantamila casi l’anno di rottura del legamento crociato anteriore.
Il lavoro riporta, allora, una classificazione dei meccanismi traumatici: valgismo con rotazione esterna della gamba, iperestensione, iperestensione in rotazione interna o esterna, rotazione esterna pura, varismo, flessione e rotazione interna. Annota, ancora, la distinzione fra le lesioni apparentemente isolate da quelle combinate (associate a rotture di menischi o a lesioni dei legamenti collaterali o della capsula o delle cartilagini articolari).
La rottura del legamento crociato anteriore può essere acuta (entro 15/20 giorni dal trauma) e cronica ed avviene, riferiscono gli atleti che hanno subito il trauma, associato ad un rumore di “bottiglia che viene stappata”.
Dal punto di vista diagnostico, l’Autore ricorda che un emartro si sviluppa nelle prime ore dopo l’infortunio (nel 70% dei casi) e che non sempre la lesione acuta comporta l’incapacità di compiere movimenti; anche il dolore non sempre è un buon sintomo: un legamento completamente interrotto può provocare algie di modeste entità, mentre una lesione parziale può accendere stati dolorosi più consistenti.
Il lavoro riporta, inoltre, i tre test specifici di “stabilità”: Lachman, il “cassetto anteriore” ed il Pivot Shift Test.
(Continua con la seconda parte).
Premio Nazionale ANATRIPSIS – Le culture manipolative, le scienze motorie e le aree pertinenti fra storia, metodologie applicative ed aspetti professionali – Edizione 1997.