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ORO NERO: LE GRANDI MANOVRE

                                                                                                                                                                                                                                                                                

Lentamente, ma forse in maniera irreversibile, i potenti del mondo stanno curvando i consumi energetici verso l’utilizzo di fonti rinnovabili per limitare  le emissioni di carbonio. Il cambio di passo è avvenuto con la recente elezione di Biden in America e la conseguente ripresa dei colloqui sul clima. Sono segnali importanti ai quali, in questi ultime settimane, stanno seguendo una serie  di operazioni privatistiche che pur passate sotto silenzio denotano e confermano  che l’orientamento generale sui prossimi investimenti a medio termine è quello delle energie rinnovabili. Non a caso Shell, Total e British Petroleum stanno già avviando nuovi progetti eolici e solari  con l’obiettivo di entrare in competizione con le compagnie elettriche tradizionali  e sostituirsi a loro per  fornire energia  pulita a grandi committenti privati come Amazon e Microsoft. Alcuni contratti sono già stati sottoscritti come, per esempio,  quello di giovedì 27 maggio tra la francese TOTAL e la casa farmaceutica americana Merck e quello del gennaio 2021 attraverso il quale la Shell si è impegnata a fornire ad  Amazon l’elettricità proveniente da un parco eolico ubicato in Olanda.

Questa invasione di campo aveva portato il mercato  delle energie rinnovabili già nel 2020 a mostrare  segnali di forte crescita puntualmente recepiti dai corsi borsistici che, verosimilmente, proseguiranno con rinnovato vigore anche nel 2021. E’ una guerra dichiarata o è semplicemente un modo per avviare una rotazione del core business aziendale ?  O, ancora, una diversificazione temporanea in attesa del definitivo declino delle estrazioni petrolifere. Cerchiamo di capire quali sono le posizioni dei contendenti. Da un lato le compagnie petrolifere (Royal Dutch, BP, Total ed altre) sostengono che sarebbero nella condizione di poter costituire un polo unico  per la fornitura di elettricità, carburante per aerei e gas naturale per il trasporto su gomma e che  la sottoscrizione di accordi di lungo termine per la fornitura di elettricità permetterà loro di creare nuovi posti di lavoro e nuove fonti di reddito e, nel contempo, attraverso lo sviluppo di tecnologie eoliche e solari, contribuiranno a ridurre  la dipendenza da combustibili fossili e quindi le emissioni di CO2. Il progetto a mio modo di vedere appare credibile soprattutto perché le aziende del settore delle rinnovabili sono focalizzate su un unico fattore di crescita al contrario delle aziende petrolifere sopra citate  che possono diversificare la loro offerta e sopportare il periodo di transizione sino all’abbandono del petrolio.

Dall’altro lato i distributori tradizionali di energia  sostengono che la fornitura di energia elettrica è tradizionalmente regionale dove i players locali generano e forniscono elettricità alle case, alle aziende ed alle comunità, spesso attraverso un processo di attingimento anche dal piccolo privato che ha fatto loro acquisire un know-how  operativo difficilmente colmabile.  La spagnola Iberdrola e l’italiana ENEL, giganti di questo settore, non stanno a guardare e cercano una loro via di difesa volta di acquisire grandi clienti aziendali. Così Iberdrola, da oltre 20 anni impegnata nella ricerca tecnologica dell’energia pulita a basso contenuto di carbonio, ha firmato accordi con Apple e Eineken, mentre la nostra ENEL, ritenuta la più grande azienda di rinnovabili al mondo dopo la Cina, è riuscita a vendere per il triennio 2021-2023 più della metà della sua produzione prevista per quel periodo.

Per dare una idea  della evoluzione e delle grandi prospettive di questo settore porto ad esempio il percorso di trasformazione della società danese Dong che in appena  un decennio è riuscita a lasciarsi alle spalle i combustibili fossili per diventare il maggior operatore specializzato in energia eolica offshore con una potenza installata che nel 2025 sarà pari a 20GW. Oggi questa società ha cambiato anche la sua denominazione sociale in Orsted ed ha una capitalizzazione in Borsa di oltre 65 miliardi di dollari, di gran lunga superiore a quella della British Petroleum il cui valore non supera i 57 miliardi, ovvero un terzo rispetto a quello di due anni fa.

Le considerazioni finali dal punto di vista ambientale, economico e borsistico mi sembra siano facili da trarre e possono essere riassunte nelle seguenti :

a) il petrolio per almeno un quinquennio detterà ancora legge; il prezzo rimarrà stabile ma  tendente  al rialzo mentre le quotazioni di borsa si adegueranno alle sue variazioni con punte speculative dovute alla riduzione di produzione.

b) le rinnovabili si imporranno sempre di più e le imprese del settore beneficeranno di profitti sempre maggiori il cui riflesso sarà tradotto nell’aumento dei corsi di borsa.

c) Le imprese che maggiormente beneficeranno del trend positivo saranno quelle di tipo misto ovvero le ex petrolifere che nel periodo di transizione saranno in grado di fornire energia sia da  petrolio che da rinnovabili.

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