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Avezzano, quale destino per la sede distaccata di Giurisprudenza?

Correva l’anno 2004, e l’Università degli Studi di Teramo firmava la prima convenzione con il Comune di Avezzano per l’apertura di una sede distaccata, attivando i corsi di Scienze e Giuridiche e, dall’anno 2006, il corso magistrale di Giurisprudenza.

Grande l’entusiasmo della popolazione, e parimenti grande l’investimento economico sostenuto dal Comune, oltre mezzo milione di euro l’anno, per coprire i costi relativi alla nuova sede.

L’università, nella Marsica, ha sempre rappresentato un obiettivo a cui aspirare, traguardo fondamentale di quel percorso di evoluzione sociale e culturale che tanto è stata ambito, e forse lo è ancora, da tutti coloro che vedevano e vedono nella città di Avezzano una vera città, e non un semplice paesotto a vocazione agricola della provincia italiana.

Innegabile l’estrema difficoltà di Avezzano nel confrontarsi con l’Aquila e Sulmona sul piano culturale, storico ed artistico. Il terremoto del 1915 distrusse tutto ciò che di pregevole e storico arricchiva la nostra città, e quel poco che si è recuperato lo si è reso direttamente funzionale ad una nuova vocazione puramente economica. Il palazzo Torlonia, che domina l’omonima piazza, ribassato di un piano rispetto all’originale, venne convertito in uffici, arricchito nel suo giardino da un palazzo di vetro e acciaio, mentre il castello Orsini venne, con una scelta discutibile, ricostruito solo a metà, lasciandone visibili le torri monche e devastate. Non spetta allo scrivente giudicare, ma la bellezza del castello di Celano, riscostruito nella sua fierezza, induce a ritenere che anche Avezzano avrebbe goduto maggiormente di una ricostruzione più fedele al passato.

In ogni caso, il treno dell’economia, delle industrie e delle riforme agrarie riuscì a trasformare un cumolo di macerie in una cittadina vibrante e sviluppata, con le strade squadrate ed alberate, con una società viva e attiva, proiettata spesso più verso Roma che verso il resto dell’Abruzzo interno.

E al crescere della città, crebbe la voglia di cultura. La biblioteca, modernissima e firmata dal grande architetto Portoghesi, il nuovo Teatro, con un calendario ricco di eventi che attirano turisti ed amatori fin dalle regioni vicine, il concerto di Natale, con star internazionali di grande calibro, hanno portato a soddisfare un primo bisogno di cultura e mondanità.

Apice, di questa crescita sociale e culturale, è stata la consacrazione dell’università, capace di trasformare un paesotto in una vera città. Eppure, questo grande progetto, a distanza di oltre decennio, stenta ancora a decollare.

Nonostante il grande investimento economico, l’estrema difficoltà che si è avuta nel trovare una sede adeguata, la mancanza di servizi integrati per gli studenti, la difficoltà di creare un’offerta formativa specifica per il territorio (si pensi alla crescente attenzione internazionale per la food law o per le scienze alimentari), e soprattutto la mancata costruzione di un vero rapporto fra la città e l’università, hanno reso la sede di Avezzano un’esperienza fragile ed isolata rispetto al tessuto urbano, sempre più incapace di attirare studenti e matricole.

La crisi che la nostra provincia ha subito nell’ultimo decennio, e che ha colpito duramente la Marsica, ha contribuito ad aggravare ancor di più il quadro. Depauperata costantemente nel settore pubblico da una volontà accentratrice dell’Aquila, e colpita da una serie di crisi industriali particolarmente gravi, la città di Avezzano si trova in bilico: da un lato, può evolvere verso una nuova dimensione, valorizzando al massimo grado un settore ancora acerbo come quello culturale, creando nuovi percorsi naturalistici e archeologici, insieme a nuovi musei (colmando immediatamente l’inaccettabile assenza di un vero museo del terremoto), e considerando lo sviluppo dell’università una priorità assoluta per tutta la Marsica; dall’altro, può lasciarsi andare, e ricollocarsi nella dimensione di paesotto agricolo, abdicando alle più alte aspirazioni, cullandosi nella sonnacchiosa quiete della provincia, e dimenticando le aspirazioni del passato.

In questa scelta, un ruolo fondamentale giocherà la futura convenzione che la città di Avezzano di prepara a sottoscrivere, in tempi brevissimi, con l’università di Teramo.

Al riguardo, l’Associazione ODV Delta di Avezzano, con l’appoggio di altre associazioni della Rete Solidale della marsica, ha fatto pervenire al Comune una serie di proposte, proprio per cercare di costruire le basi di un nuovo rapporto con l’Università ed il territorio.

Difficile immaginare la nostra città privata dell’Università, del Tribunale, e di ogni altro elemento che la dignifica, specie dopo il durissimo processo di rinascita che abbiamo portato avanti nell’ultimo secolo.

Tuttavia, la possibilità che ciò accada è reale e concreta, ed è fondamentale che tutte le forze positive agiscano per salvaguardare ogni conquista fatta negli anni passati, consolidando e difendendo il nostro progresso, senza lasciarci affondare nel ruolo di paesotto agricolo a cui molti, anche nella nostra stessa regione, vorrebbero relegare ad Avezzano.

Avv. Gianmaria Ruscitti

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