Benessere Psicofisico / 96
L’EPIGENETICA VISTA DA UNA LICEALE: Qual è il primo segno di civiltà in una cultura?
di Alice Franceschi *
Accogliamo la proposta della professoressa Lorena Menditto di pubblicare in questa rubrica della nostra Rivista della Domenica l’articolo sull’epigenetica a firma di Alice Franceschi, studentessa liceale. Il tema, non facile da trattare, evidenzia una apprezzabile capacità di sintesi dopo un’arguta e ampia ricerca bigliografica. Partendo dall’osso rotto della Mead fino ai collettomi di Seung, la giovane autrice richiama l’attenzione sul ruolo fondamentale della “relazione” tra esseri, non solo umani. per la soluzione dei problemi esistenziali. Non lesina citazioni appropriate per informare i lettori sulla trasmissibilità dei suoi effetti da una generazione all’altra. In particolare quelli traumatici dello stress dal metabolismo alla plasticità mentale degli adolescenti, fino all’insorgere di malattie mentali comuni. L’estrema sintesi sta nella “Cura” che va di pari passo con “Amore e Pazienza”, Siamo lieti di recepire questo segnale, soprattutto perché viene da una giovanissima e attenta studentessa.
(Pierluigi Palmieri – Direttore di Centralmente- La rivista della Domenica) |
“Civiltà” inizia con la C di “Cura”. E la Cura è essenzialmente fatta di Amore e Pazienza.
Quando è stato chiesto all’antropologa Margaret Mead quale segno di civiltà fosse il primo in assoluto, lei ha, incredibilmente, fatto riferimento ad un osso rotto.
Un animale, con un osso rotto, che vive in natura, è destinato a morire solo e nel dolore, per cui se è sopravvissuto e il suo osso ha avuto abbastanza tempo per guarire, è stato solo grazie all’aiuto di qualcun altro, il quale è rimasto al suo fianco e ha avuto Cura di lui.
Studi successivi hanno dimostrato quanto le parole di Mead non vadano riferite al solo campo sociale ed evolutivo.
“Avete mai pensato di poter comunicare con il vostro DNA?”. Questa la domanda posta al pubblico di TEDxReggioEmilia dalla ricercatrice Erica Poli, mentre mostrava i suoi studi sulla neurofisiologia delle emozioni. L’ambiente in cui ci sviluppiamo è in grado di influenzare la struttura di RNA secondari (localizzati anche nei gameti) e, conseguentemente, la sequenza genetica principale delle generazioni a venire. In questo senso noi, in quanto insieme di questioni sociali, emotive e naturali, comunichiamo con i nostri esseri genetici in continuo cambiamento.
Secondo uno studio condotto dall’Università di Pavia, la capacità di produrre BDNF (Fattore Neurotrofico Cerebrale) nei bambini e la loro derivata alta suscettibilità allo stress e al trauma, dipende dall’ansia prenatale materna.
Inoltre, come mostrato nella pubblicazione “Neuroepigenetics and Mental Illness” di Bart P.F. Rutten (scienziato accademico rinomato a livello internazionale e clinico in neuroscienze), gli effetti dello stress traumatico possono essere trasmessi da una generazione all’altra attraverso modifiche fisiologiche (nei mammiferi) come, per esempio, modifiche nelle funzioni metaboliche.
Andando avanti negli anni, le cose diventano solo più complicate: una rassegna del Biomedical Research Centre (CIMB) di Granada è interamente incentrata sui delicati aspetti epigenetici dell’adolescenza. Una prematura esposizione ad alti livelli di stress sarebbe direttamente connessa con l’assenza di plasticità mentale negli adolescenti, per quanto questa età sia riconosciuta dalla comunità scientifica come un periodo chiave della maturazione cerebrale.
Un intero ramo di ricerca del National Human Genome Research Institute (NHGRI) interessa gli aspetti “Sociali e Comportamentali” della vita in relazione al genoma, cercando di agire su malattie mentali comuni. Questa sola informazione dovrebbe dare al lettore un’idea di quanto l’epigenetica sia legata all’emotività, in generale.
Se stress e trauma sono il nuovo “osso rotto” di Mead e possono intaccare terribilmente le nostre vie biologiche, al contrario, “Cura” potrebbe essere di nuovo la soluzione definitiva, che permette di costruire relazioni sane su diversi livelli di vita.
Il professor Sebastian Seung dice “io sono il mio connettoma”, dove “connettoma” è inteso come la somma delle connessioni neurologiche in evoluzione.
Ogni persona può essere considerata come un connettoma, poiché è grazie all’attività neurologica se ci comportiamo così come facciamo. Dal momento che i connettomi possono essere influenzati da altre persone, o connettomi, ci troviamo tutti in una rete, la quale fa affidamento su se stessa per funzionare nel migliore dei modi, in perenne ricerca dello stimolo più giusto per crescere forte e sana.
Tutta la teoria dell’epigenetica e dei connettomi sta dando rinnovata e scientifica importanza al contatto visivo, fisico e mentale, i quali possono tutti essere considerati come lo stimolo giusto.
Questo potrebbe portare alla nascita di nuovi percorsi terapeutici che richiedono pochissimo o nessuno sforzo: ISTDP (Intensive Short-Term Dynamic Psychotherapy) e EMDR (Eye Movement Desensitization and Processing) sono due delle terapie a breve termine, certificate in efficienza, le quali lavorano con traumi ed emozioni seppellite, non ancora processate. La EMDR, in particolare, appare nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per le malattie mentali mentre secondo l’International Journal of Cardiology, per quanto rimangano necessari maggiori studi per confermare i dati, STP (Short-Term Psychotherapy) ha la capacità di ridurre il bisogno di ospedalizzazione nei pazienti cardiopatici e di migliorare i loro risultati medici in generale. Tornando ad Erica Poli: durante il suo discorso, ha citato il caso di Giulia, una donna che aveva sviluppato un cancro al seno e ha iniziato a rispondere bene alle terapie solo dopo aver affrontato l’odio e il trauma che aveva nascosto per tanto tempo.
Ma la mera idea di avere il benessere fisico nelle nostre mani cambia tutto.
Perché non importa se l’epigenetica era già una verità inconscia, se già sapevamo che le persone appaiono in modo diverso a seconda del loro retroterra emotivo e, in termini scientifici, cambiano fenotipo: nell’era della Scienza, niente è più importante del dato. Quindi, ecco i dati: per lo stato dell’arte già esposto, noi siamo umani con problemi che richiedono Amore e Pazienza per essere risolti. Umani, che hanno bisogno di toccare, vedere, sentire, qui ed ora. Come coniugare questi aspetti particolarmente tangibili della comunicazione con l’ormai non recentissimo paradigma tecnologico e frenetico a cui la specie umana si sta adattando?
O forse, la domanda giusta potrebbe essere: diamo abbastanza valore alle relazioni amorevoli, accoglienti e pazienti?
Una nuova civiltà vedrà arrivare il suo primo segno di esistenza solo quando l’epigenetica delle emozioni sarà considerata verità scientifica e non una teoria da streghe new-age.
Cercando di portare questa complessa discussione ad un livello più vicino alla mia esperienza, vorrei citare una delle cantanti più rilevanti della mia generazione: “se sapessero che quello che dicono arriva direttamente nella mia testa, cosa direbbero?”. Se la testa, in quanto connettoma, può essere considerata il fulcro di una persona, il quale impatta sulla sequenza fenotipica (e genotipica delle future generazioni) e, di conseguenza, sulle vie fisiologiche e sulle malattie, la frase può essere letta come: “se sapessero che quello che dicono arriva direttamente nella mia testa, nel mio sangue e nelle cellule, cambiandomi visibilmente, cosa direbbero?”.
Aspettando ulteriori e necessarie ricerche, la desiderata prospettiva è quella di fornire tutti degli strumenti per curare un osso rotto e iniziare una nuova civiltà.
*Studentessa della 5D del Liceo Scientifico “J. F. Kennedy” di Roma
Bibliografia e sitografia
– “Sex-dimorphic pathways in the associations between maternal trait anxiety, infant BDNF methylation and negative emotionality”, Università di Pavia: https://iris.unipv.it/handle/11571/1470374.
– Bart P.F. Rutten, “Neuroepigenetics and Mental Ilness”, Elvesier Science Publishing Co Inc, 2018: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S187711731830053X
– “MicroRNA regulation of the Environmental Impact on Adolescent Neurobehavioral Development: A systematic riview” , Department of Psychology, Institute of Neurosciences (CIBM), University of Granada, 2022: https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fncel.2022.956609/full
– “Codice umano: dalla genetica all’amore”, Erica Poli, TEDxReggioEmilia: https://www.ted.com/talks/erica_poli_codice_umano_dalla_genetica_all_amore?language=it
– tional Journal of Cardiology, Elvesier Science Publishing Co Inc, 2013: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S016752731301677X
– EMDR: https://emdr.it/
– NHGRI: https://www.genome.gov/
– Erica Francesca Poli, “Le emozioni che curano: stare bene con la nuova medicina delle emozioni”, Mondadori, 2020
– Bart P.F. Rutten: https://www.maastrichtuniversity.nl/b.rutten
– Sebastian Seung: https://pni.princeton.edu/faculty/h.-sebastian-seung
– Erica Francesca Poli: https://www.ericapoli.it/