
Economia, finanza e Politica / 96
LA RICOSTRUZIONE UCRAINA DI MELONI & Co. :
UNA PALESTRA PER L’ECCELLENZA
di Paolo Rico
Rispondi al tuo prossimo come ti è possibile, e prendi consiglio dai saggiECCLESIASTICO, 9, 15 |
Prima o poi accadrà! che si ponga mano, cioè, ad una pianificazione della rinascita ucraina. Obiettivo, còlto, intanto, dall’Italia, lanciando – con ammirevole tempismo – una conferenza globale della ricostruzione post-bellica. Così come ha anticipato pochissimi giorni fa il nostro premier Giorgia Meloni nella sua prima visita dal presidente Volodymyr Zelens’kyi. L’iniziativa è stata interpretata come il primo, sincero ramoscello d’olivo nel quadrante più tormentato delle crisi internazionali.
In un’area dell’Europa orientale, che viene di necessità proposta sempre e soltanto teatro di furiosi combattimenti e dov’è balbettante qualsiasi dinamica – non dico: irenista ma ipoteticamente negoziale – per prospettive di rientro alla stessa socialità ordinaria di un anno fa. Quando, forse troppo anticipatamente, da questo magazine – pur non nascondendosi ogni genere di difficoltà di fronte al primo caratterizzarsi delle ostilità – si richiamava alle aspettative globali, non solo sul posto – si passi l’inelegante autocitazione¹[i] – di «un’agenda finalizzata ad obiettivi di magari rapida rifunzionalizzazione, se non completa ristrutturazione intanto dei servizi collettivi». D’altronde, com’è sintetizzato pure nell’icasticità dell’incipit, nel doppio delle dinamiche esistenziali, il prima e il dopo sono ineludibili tappe di un unico dato di realtà generalmente ammesso, anche in funzione di un aggancio all’auspicata ripresa e di un approdo all’opportuna stabilità, secondo formule di condivisa operatività².
Quanto si ascrive, appunto, ai propositi del recente patto Roma-Kyiv, base del disegno per il futuro contesto reinsediativo del popolo ucraino. Perché è pur vero, con un velo di accettabile ironia, che «a mano a mano che la gioventù perde interesse e importanza, gli uomini maturi sono indotti ad ammirarla di più, a glorificarla, a presentarla come la più rara incarnazione dello spirito umano».³ Così, nella tessitura dell’ordito per la resilienza sociale ucraina, l’Italia si candida ad un ruolo di corifeo della pianificazione edilizia, infrastrutturale, culturale, vantando il successo ottenuto in analoghi processi. Tanto, da convincere che alla meloniana conferenza per la ripresa di Kjiv sia stato riconosciuto ancor prima del suo lancio il convergente vaglio preliminare da parte delle altre forze proattive per l’Ucraina. Occasione da clima di pace (si sarebbe detto in altre stagioni concertative): come tale, opportunità per far emergere l’eccellenza. Fin dalle scaturigini; dall’allestimento dell’intervento; dall’agenda della suggerita conferenza; dai riferimenti gestionali dell’intervento.
Si potrebbe pensare, pertanto, per la sovrintendenza di un tale momento, alle conclamate posture mediatrici di Silvio Berlusconi e alle sperimentate performances direttive di Guido Bertolaso? Per il Cav. contraddittoriamente depone il botta-e-risposta con Zelens’kyi proprio sulle modalità di conclusione dell’auspicata pacificazione. Polemica, che, non aiutando il riavvicinamento delle parti, va, perciò sotterrata nel segno del vantaggio concreto: lasciar campo ad una managerialità, che sul tema della ricostruzione ha già sfoderato competenze. Magari non del tutto riconosciute dalla totalità della platea politica, ma indubbiamente messe all’opera, ad esempio, nel dopo-terremoto dell’Aquila. Proprio con il braccio operativo di Bertolaso. Reduce – quest’ultimo – dal controllo delle dinamiche pandemiche nella Regione Lombardia e, comunque, in plancia di comando in importanti missioni di cooperazione umanitaria nel Continente Nero. Per i detrattori, richiamare, però, in servizio Berlusconi e/o Bertolaso potrebbe configurare un esorcizzabile riuso di “pile scariche” oggi oppure l’improbabile rivitalizzazione di “mummie” o – peggio – la riabilitazione, unicamente politica, di figure presenti solo sullo scacchiere dei partiti ed utilizzabili soltanto per calcolo elettorale.
Sennonché proprio le “mummie” possono talvolta prestarsi da simboli, icone, strumenti per complicare/agevolare intese. Dipenderà dai negoziatori evidentemente agire per dinamizzare mummie; esaltare i valori della politica e non per liberarne miasmi; rigenerare energie, potenzialmente inespresse.
Tutto, per costruire una condivisa strategia di rinascita ucraina, in cui si manifesti il ruolo italiano, particolarmente della manifattura, senza tralasciare specificità del genio e della creatività nazionali. Le stesse da poter mettere in campo anche nell’emergenza del dopo-sisma in Anatolia. Soprattutto, se le prospettive dei nuovi orientamenti nelle politiche ambientali vadano vieppiù incidendo nell’agenda mondiale delle graduali evoluzioni infrastrutturali. Proprio a cominciare dall’Ucraina, sul cui futuro pesa sicuramente il negativo marcatore bioqualitativo dell’habitat già nella storia nazionale pre-bellica.
Situazione, che ha portato in Italia, ad esempio, in diverse esperienze scolastiche – particolarmente del grado primario – ad insistere su una riconosciuta “pedagogia del ritorno”⁴ in favore dei rifugiati minorenni. E’ stata definita così una studiata educazione per i bimbi ucraini ammessi nelle nostre aule, invitati, infatti, e conseguentemente sostenuti per formarsi ad un’ottica ecosostenibile. Un nuovo habitus educativo e culturale, derivato proprio dalle esperienze ambientali svolte da noi e destinate all’edificazione di modelli di crescita ecocompatibili da seguire, appunto, al rientro in patria dopo la pacificazione con la Russia. Perché «la pace è auspicabile solo se in essa confluisce tutto ciò che dal punto di vista umano ha ancora importanza e dignità (…) In alternativa, è meglio combattere più a lungo, soffrire più a lungo, anziché far ritorno al vecchio mondo».⁵
L’Aquila, lì 23 febbraio 2023
Paolo Rico
¹ PAOLO RICO, Ecologia: scommessa ucraina dopo il disastro bellico, sta in: CENTRALMENTE del 27 marzo 2022.
²«Organizzare in maniera unitaria è compito della tecnica, dell’industria, dell’economia, della circolazione, del commercio, dei sistemi di misura e della difesa», sta in: ERNST JÜNGER, La pace. Una parola ai giovani d’Europa e ai giovani del mondo, Sesto san Giovanni (MI), Mimesis 2022, pag. 50.
³ROBERT POULET, Contro la gioventù, Milano, OAKS Edizioni 2018, pag. 105.
⁴GIANCARLO GOLA, Per uno sguardo sull’educazione, Milano, Franco Angeli 2021, pag. 153.
⁵LUIGI BONESIO (a cura di -), Il pensiero del nichilismo, Seregno (MI), Herrenhaus 2026, pag. 75.
di Paolo Rico