«Per il minore che commette un reato il problema è decidere quale sanzione applicare».
È un giudice di un Tribunale per minorenni a spiegarmi che nei confronti dei ragazzi, che non hanno ancora raggiunto la maggiore età, è necessario intervenire in modo tale da far acquisire al minore le proprie responsabilità, ma non deve mancare anche un’azione di prevenzione, soprattutto all’interno dei nuclei familiari.
Dottore crede che il nostro codice penale contenga norme adeguate da applicare nel confronti del minorenni?
«Io non condivido completamente gli articoli del testo, secondo me è inadeguato perché è stato pensato solo per gli adulti e non per i ragazzi che compiono reati sotto i diciotto anni».
Cosa dovrebbe essere inserito nel codice?
«In base alla mia esperienza bisognerebbe permettere ai minori di portare avanti più prestazioni di lavoro socialmente utili per tentare di correggere gli errori che hanno commesso».
Che condanne possono essere inflitte ad un minore per un omicidio?
«Anche per loro si può partire da trent’anni di carcere, ma gli anni di reclusione che possono essere inflitti arrivano fino a un terzo della pena».
Per combattere invece la pedofilia quali soluzioni utilizzerebbe?
«Di certo non farei come in Australia che hanno istituito un registro dove saranno iscritti nomi e cognomi dei pedofili condannati, mi lasciano molto perplesso queste soluzioni che si prestano anche a diminuire i diritti dei cittadini. Non credo proprio che siano rimedi efficaci per combattere questo fenomeno. Il problema è evitare che persone deboli imitino i fatti che vengono resi pubblici. In questo periodo però devo ammettere che la polizia telematica sta svolgendo un eccellente lavoro».
Chi può aiutare le forze dell’ordine in questo?
«Le famiglie hanno un ruolo molto importante, devono tentare di non creare forme di psicosi in casa, guai a far vivere i figli in un clima di preoccupazione e di tensione all’interno del nucleo familiare, i minori non devono crescere in un clima del genere».